Rete Natura 2000
L’Oasi dei Quadris di Fagagna è un’oasi naturalistica, che ricade all’interno del sito IT3320022 della Rete Natura 2000, assieme al biotopo Prati Umidi di Fagagna.
Tale rete è formata da zone individuate sulla base della Direttiva Habitat (92/43/Cee) e dalla Direttiva Uccelli (79/409/Cee, oggi 2009/147/Ce). La prima delle due direttive decreta i Siti di Interesse Comunitario (SIC) e le Zone Speciali di Conservazione (ZSC); la seconda identifica le Zone di Protezione Speciale (ZPS). I Quadri di Fagagna sono sia ZSC, sia ZPS.
La Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia ha proposto il sito dei Quadri come pSIC (proposto Sito di Interesse Comunitario), sulla base di studi scientifici, che hanno evidenziato la presenza di habitat e specie di interesse comunitario. La proposta è stata valutata a livello nazionale e, in seguito, sottoposta alla Commissione Europea, la quale, dopo attente analisi, ha annoverato i Quadri tra i SIC, nel 2013.
Nello specifico, si è dimostrato che i Quadri soddisfano svariati criteri: contribuiscono, in modo significativo, a mantenere e rispettare almeno uno degli habitat naturali elencati nell’Allegato I della Direttiva Habitat; mantengono in uno stato di conservazione soddisfacente una o più specie elencate nell’Allegato II; contribuiscono alla coerenza e alla connettività della rete Natura 2000, facilitando il movimento delle specie e il mantenimento degli habitat; contribuiscono, in modo significativo, al mantenimento della biodiversità nella regione.
Successivamente, il sito ha subito un secondo iter, dopo che la Regione ha definito obiettivi e misure di conservazione specifiche, essenziali per garantire la protezione degli habitat e delle specie presenti. Questo percorso ha portato alla designazione di Zona Speciale di Conservazione (ZSC) nel 2019, le cui misure attuative sono in vigore dal 2020.
Un terzo iter, i cui studi preliminari hanno compreso anche la mappatura degli habitat e la valutazione delle condizioni ambientali, ha portato all’ottenimento della designazione di ZPS, da parte della Commissione Europea, con conseguente Delibera della Giunta Regionale (DGR) 109/2024, nel febbraio del 2024.
Nello specifico si è dimostrato che I Quadri, oltre a quanto giĂ appurato per i precedenti riconoscimenti, soddisfano i criteri stabiliti dalla Direttiva Uccelli e che non vi sono pressioni o minacce atte ad influenzare negativamente il sito, come ad esempio l’inquinamento. Sono state preposte, inoltre, misure di intervento, in caso di necessitĂ , che sono risultate adeguate e realistiche, per garantire la protezione dell’area a lungo termine.
ANIMALI DI INTERESSE EUROPEO
Tutta la documentazione relativa al sito IT3320022 è visibile e consultabile sulla pagina web della Regione. Nella “sezione 3, Misure sito-specifiche”, è presente un elenco delle azioni contingentate, consigliate, obbligatorie e vietate all’interno dell’area, le quali devono essere rigorosamente tenute presenti nella gestione dei Quadri. In tale documento, si specifica l’importanza di effettuare monitoraggi per il mantenimento della condizione della specie, per i seguenti animali di interesse europeo: Bombina variegata, un anfibio meglio conosciuto come ululone dal ventre giallo, di circa 5 cm, dal dorso grigio-bruno e dal ventre giallo o arancione, a macchie nere; Triturus carnifex, il tritone crestato, il cui dimorfismo sessuale si evidenzia nei maschi, durante la fase acquatica, con una cresta dorsale separata tramite una profonda incisione da quella caudale; Rana latastei, un piccolo anuro bruno rossiccio, con una caratteristica macchia temporale scura; Emys orbicularis, la testuggine di palude europea, identificabile per il suo carapace appiattito e per il colore bruno scuro; Euphydryas aurinia, una farfalla chiamata fritillaria di palude, dall’apertura alare di circa 4 cm, con ali arancio-mattone e disegni marroni puntinati di neri. Nello stesso testo, vengono indicati monitoraggi, al fine di migliorare l’idoneitĂ dell’habitat di specie, entro il 2034, per Maculinea teleius e per Coenonympha oedippus, due farfalle per le quali si specificano interventi di sensibilizzazione e informazione riguardo alla loro ecologia, il cui ciclo vitale necessita di aree adibite a sfalcio tardivo.
Dall’estratto del DGR 134 del 30/01/2019 si possono evidenziare ulteriori monitoraggi, per le specie faunistiche e floristiche alloctone e quelle presenti negli allegati II, IV e V della Direttiva Habitat, da eseguirsi secondo modalità e criteri definiti dal Programma Regionale di monitoraggio. Nello stesso documento, sono incentivate tutte ile azioni volte al mantenimento o al ripristino di strutture atte alla conservazione degli habitat e delle specie di interesse.
I Quadri di Fagagna sono stati il ventottesimo sito regionale, su settantadue interessati dalla Rete Natura 2000, ad ottenere il duplice riconoscimento di ZSC e di ZPS. Gli iter sono risultati lunghi e hanno messo le basi per le operazioni di manutenzione e di monitoraggio che caratterizzeranno il lavoro dei prossimi anni, all’interno dell’Oasi dei Quadris.
Ilario Brunner
Rete Natura 2000
L’Oasi dei Quadris di Fagagna è un’oasi naturalistica, che ricade all’interno del sito IT3320022 della Rete Natura 2000, assieme al biotopo Prati Umidi di Fagagna.
Tale rete è formata da zone individuate sulla base della Direttiva Habitat (92/43/Cee) e dalla cioè i Siti di Interesse Comunitario (SIC) e le Zone Speciali di Conservazione (ZSC), e sulla base della Direttiva Uccelli (79/409/Cee, oggi 2009/147/Ce), ovvero le Zone di Protezione Speciale (ZPS). I Quadri di Fagagna sono sia ZSC, sia ZPS.
Analizziamo quali sono stati i requisiti e l’iter che hanno portato a questo riconoscimento.
La Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia ha proposto il sito dei Quadri come pSIC (Sito di Interesse Comunitario proposto), sulla base di studi scientifici che hanno evidenziato la presenza di habitat e specie di interesse comunitario. La proposta è stata valutata a livello nazionale e, in seguito, sottoposta alla Commissione Europea, la quale, dopo attente analisi, ha dichiarato l’area SIC, nel 2013.
Nello specifico, si è dovuto dimostrare che i Quadri: contribuiscono in modo significativo a mantenere e rispettare almeno uno degli habitat naturali elencati nell’Allegato I della Direttiva Habitat; mantengono in uno stato di conservazione soddisfacente almeno una delle specie elencate nell’Allegato II; contribuiscono alla coerenza e alla connettività della rete Natura 2000, facilitando il movimento delle specie e il mantenimento degli habitat; contribuiscono in modo significativo al mantenimento della biodiversità nella regione.
Successivamente a questo riconoscimento, il sito ha subito un iter simile, dopo che la Regione ha definito obiettivi e misure di conservazione specifiche, essenziali per garantire la protezione degli habitat e delle specie presenti, sino alla designazione di Zona Speciale di Conservazione (ZSC) nel 2019, le cui misure di conservazione sono in vigore dal 2020.
Un terzo iter, i cui studi preliminari hanno compreso anche la mappatura degli habitat e la valutazione delle condizioni ambientali, hanno portato all’ottenimento della designazione di ZPS, da parte della Commissione Europea, con conseguente Delibera della Giunta Regionale (DGR) 109/2024, nel febbraio del 2024.
Nello specifico si è dimostrato che I Quadri, oltre a quanto già appurato per i precedenti riconoscimenti, soddisfano i criteri stabiliti dalla Direttiva Uccelli e che non vi sono pressioni o minacce atte ad influenzare negativamente il sito, come ad esempio l’inquinamento e talune attività umane. In caso di necessità , sono state previste misure di intervento che sono risultate adeguate e realistiche, per garantire la protezione a lungo termine del sito.
Tutta la documentazione relativa al sito IT3320022 è visibile e consultabile sulla pagina web della Regione Friuli-Venezia Giulia. Nella sezione 3, Misure sito-specifiche, è presente un elenco delle azioni contingentate, consigliate, obbligatorie e vietate all’interno dell’area, che devono essere rigorosamente tenute presenti nella gestione dei Quadri. In tale sede, si specifica l’importanza di effettuare monitoraggi per il mantenimento della condizione della specie per i seguenti animali, di interesse europeo: Bombina variegata, un anfibio meglio conosciuto come ululone dal ventre giallo, di circa 5 cm, la cui parte superiore del corpo è di colore grigio-bruno, mentre il ventre è caratterizzato da una vivace colorazione gialla o arancione con macchie nere; Triturus carnifex, il tritone crestato, il cui dimorfismo sessuale si evidenzia nei maschi, durante la fase acquatica, con una cresta dorsale separata da una profonda incisione da quella caudale; Rana latastei, un anuro di piccole dimensioni di colore bruno rossiccio e una caratteristica macchia temporale scura; Emys orbicularis, la testuggine di palude europea, identificabile per il suo carapace appiattito e il colore bruno scuro; Euphydryas aurinia, nota come fritillaria di palude, farfalla con un’apertura alare di circa 4 cm, ali arancio-mattone, disegni marroni e punti neri. Vengono, altresì, indicati monitoraggi al fine di migliorare l’idoneitĂ dell’habitat di specie, entro il 2034, per Maculinea teleius e per Coenonympha oedippus, per sensibilizzare ed informare riguardo l’ecologia di queste due farfalle, in particolare per quanto riguarda la necessitĂ di identificare superfici da destinarsi a sfalcio tardivo, per permettere alle specie di completare il ciclo vitale.
Dall’estratto del DGR 134 del 30/01/2019 si possono evidenziare ulteriori monitoraggi per le specie presenti nell’allegato II, IV e V della Direttiva Habitat e per le specie faunistiche e floristiche alloctone, secondo modalità e criteri definiti dal Programma Regionale di monitoraggio. Nello stesso documento sono incentivate tutte indicazioni che portano alla realizzazione di azioni volte al mantenimento o al ripristino di strutture atte alla conservazione degli habitat e delle specie di interesse.
I Quadri di Fagagna sono stati il ventinovesimo sito regionale, su ottantanove interessati dalla Rete Natura 2000, ad ottenere il duplice riconoscimento di ZSC e di ZPS. Gli iter sono risultati lunghi e hanno messo le basi per un lavoro di manutenzione e monitoraggio che caratterizzeranno il lavoro dei prossimi anni, all’interno dell’Oasi dei Quadris.
Ilario Brunner
Rete Natura 2000
L’Oasi dei Quadris di Fagagna è un’oasi naturalistica, che ricade all’interno del sito IT3320022 della Rete Natura 2000, assieme al biotopo Prati Umidi di Fagagna.
Tale rete è formata da zone individuate sulla base della Direttiva Habitat (92/43/Cee) e dalla cioè i Siti di Interesse Comunitario (SIC) e le Zone Speciali di Conservazione (ZSC), e sulla base della Direttiva Uccelli (79/409/Cee, oggi 2009/147/Ce), ovvero le Zone di Protezione Speciale (ZPS). I Quadri di Fagagna sono sia ZSC, sia ZPS.
Analizziamo quali sono stati i requisiti e l’iter che hanno portato a questo riconoscimento.
La Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia ha proposto il sito dei Quadri come pSIC (Sito di Interesse Comunitario proposto), sulla base di studi scientifici che hanno evidenziato la presenza di habitat e specie di interesse comunitario. La proposta è stata valutata a livello nazionale e, in seguito, sottoposta alla Commissione Europea, la quale, dopo attente analisi, ha dichiarato l’area SIC, nel 2013.
Nello specifico, si è dovuto dimostrare che i Quadri: contribuiscono in modo significativo a mantenere e rispettare almeno uno degli habitat naturali elencati nell’Allegato I della Direttiva Habitat; mantengono in uno stato di conservazione soddisfacente almeno una delle specie elencate nell’Allegato II; contribuiscono alla coerenza e alla connettività della rete Natura 2000, facilitando il movimento delle specie e il mantenimento degli habitat; contribuiscono in modo significativo al mantenimento della biodiversità nella regione.
Successivamente a questo riconoscimento, il sito ha subito un iter simile, dopo che la Regione ha definito obiettivi e misure di conservazione specifiche, essenziali per garantire la protezione degli habitat e delle specie presenti, sino alla designazione di Zona Speciale di Conservazione (ZSC) nel 2019, le cui misure di conservazione sono in vigore dal 2020.
Un terzo iter, i cui studi preliminari hanno compreso anche la mappatura degli habitat e la valutazione delle condizioni ambientali, hanno portato all’ottenimento della designazione di ZPS, da parte della Commissione Europea, con conseguente Delibera della Giunta Regionale (DGR) 109/2024, nel febbraio del 2024.
Nello specifico si è dimostrato che I Quadri, oltre a quanto già appurato per i precedenti riconoscimenti, soddisfano i criteri stabiliti dalla Direttiva Uccelli e che non vi sono pressioni o minacce atte ad influenzare negativamente il sito, come ad esempio l’inquinamento e talune attività umane. In caso di necessità , sono state previste misure di intervento che sono risultate adeguate e realistiche, per garantire la protezione a lungo termine del sito.
Tutta la documentazione relativa al sito IT3320022 è visibile e consultabile sulla pagina web della Regione Friuli-Venezia Giulia. Nella sezione 3, Misure sito-specifiche, è presente un elenco delle azioni contingentate, consigliate, obbligatorie e vietate all’interno dell’area, che devono essere rigorosamente tenute presenti nella gestione dei Quadri. In tale sede, si specifica l’importanza di effettuare monitoraggi per il mantenimento della condizione della specie per i seguenti animali, di interesse europeo: Bombina variegata, un anfibio meglio conosciuto come ululone dal ventre giallo, di circa 5 cm, la cui parte superiore del corpo è di colore grigio-bruno, mentre il ventre è caratterizzato da una vivace colorazione gialla o arancione con macchie nere; Triturus carnifex, il tritone crestato, il cui dimorfismo sessuale si evidenzia nei maschi, durante la fase acquatica, con una cresta dorsale separata da una profonda incisione da quella caudale; Rana latastei, un anuro di piccole dimensioni di colore bruno rossiccio e una caratteristica macchia temporale scura; Emys orbicularis, la testuggine di palude europea, identificabile per il suo carapace appiattito e il colore bruno scuro; Euphydryas aurinia, nota come fritillaria di palude, farfalla con un’apertura alare di circa 4 cm, ali arancio-mattone, disegni marroni e punti neri. Vengono, altresì, indicati monitoraggi al fine di migliorare l’idoneitĂ dell’habitat di specie, entro il 2034, per Maculinea teleius e per Coenonympha oedippus, per sensibilizzare ed informare riguardo l’ecologia di queste due farfalle, in particolare per quanto riguarda la necessitĂ di identificare superfici da destinarsi a sfalcio tardivo, per permettere alle specie di completare il ciclo vitale.
Dall’estratto del DGR 134 del 30/01/2019 si possono evidenziare ulteriori monitoraggi per le specie presenti nell’allegato II, IV e V della Direttiva Habitat e per le specie faunistiche e floristiche alloctone, secondo modalità e criteri definiti dal Programma Regionale di monitoraggio. Nello stesso documento sono incentivate tutte indicazioni che portano alla realizzazione di azioni volte al mantenimento o al ripristino di strutture atte alla conservazione degli habitat e delle specie di interesse.
I Quadri di Fagagna sono stati il ventinovesimo sito regionale, su ottantanove interessati dalla Rete Natura 2000, ad ottenere il duplice riconoscimento di ZSC e di ZPS. Gli iter sono risultati lunghi e hanno messo le basi per un lavoro di manutenzione e monitoraggio che caratterizzeranno il lavoro dei prossimi anni, all’interno dell’Oasi dei Quadris.
Ilario Brunner
i Progetto acqua: l’esperienza dell’Oasi dei Quadris, un modello da esportare
I Quadris di Fagagna sono caratterizzati da pozze di forma regolare, scavate per l’estrazione della torba prima, dell’ argilla poi, a partire dal diciottesimo secolo, sino agli inizi del ventesimo. I laghetti artificiali sono profondi alcuni metri e presentano un fondo argilloso compatto, che ne determina la stagnazione, dal punto di vista idrico. Sino agli anni Sessanta del secolo scorso, il rio Lini, che scorre a nord del sito naturalistico fagagnese, era l’immissario e, al contempo, l’emissario delle pozze. Con il riordino idrico, l’alveo è stato abbassato e le pozze sono state alimentate esclusivamente da acqua piovana. Attualmente la Regione consente il pompaggio di una piccola quota idrica giornaliera dal rio, a favore dell’oasi.
Durante i periodi di scarsa precipitazione, sempre piĂą frequenti negli ultimi anni, il livello dell’acqua delle vasche si abbassa notevolmente e, per contro, i problemi di carattere sanitario rischiano di aumentare. Risulta necessario, quindi, un protocollo rivolto al monitoraggio, alla prevenzione e all’eventuale risoluzione di problematiche idriche. Durante il primo anno di attivitĂ , lODV Oasi delle Cicogne ha impostato un modello che ha tenuto conto di tali variabili e ha permesso una gestione dell’acqua funzionale e rispettosa dell’ecosistema Oasi.
Il monitoraggio
Vengono effettuate campionature dell’acqua dei diversi stagni, per controllare i valori di possibili inquinanti e di composti chimici di particolare interesse, come i nitrati ed i nitriti. Queste analisi vengono ripetute periodicamente, per delineare un andamento cronologico dei risultati che, al momento, non destano preoccupazione. Vi sono parametri che vengono analizzati in loco, con una periodicità sempre più ravvicinata, in corrispondenza della stagione estiva, soprattutto nei momenti di grande siccità : temperatura, livello di pH, saturazione dell’ossigeno disciolto. Quando i primi due parametri salgono e il terzo scende drasticamente, si creano i presupposti per una proliferazione batterica, che può portare a problemi sanitari, come ad esempio il botulismo, il quale interessa sia l’uomo, sia gli animali, come purtroppo accaduto in passato. Questi monitoraggi hanno portato ad una mappatura dei rischi, differenziati nelle diverse vasche e non hanno rilevato la necessità di interventi repentini di correzione dei parametri, nemmeno nei periodi più torridi e caldi.
La prevenzione
Considerando l’ambiente degli stagni come un unico organismo, possiamo individuare i parametri citati poc’anzi come indicatori di fattori stressogeni e, di conseguenza, l’obbiettivo da raggiungere è quello di diminuire il carico allostatico a cui le vasche stesse sono sottoposte. Uno dei primi dati da tenere in considerazione è la quantitĂ di volatili che frequentano gli specchi d’acqua. Un eccessivo numero di anatidi o di pesci può portare ad un livello eutrofico rischioso, dovuto principalmente alle deiezioni degli stessi soggetti ed ecco perchĂ© è necessario un costante censimento della fauna ornitica ed ittica. L’aumento della temperatura dell’acqua può essere ostacolato da un corretto ombreggiamento, dovuto agli alberi ad alto fusto che circondano i laghetti, alla flora ripariale e al fogliame di piante palustri, come la cannuccia di palude (Phragmites australis). Quest’ultima è una pianta fitodepuratrice. La depurazione delle acque attraverso l’utilizzo delle piante, comprende svariati aspetti, tra cui: processi fisici di filtrazione meccanica, processi chimici di sedimentazione e la degradazione di eventuali inquinanti, processi biologici di metabolismo della flora microbica e di assorbimento da parte delle radici. Nei rizomi della cannuccia, così come nelle strutture radicali dell’ontano nero (Alnus glutinosa), avviene l’azotofissazione, la quale favorisce il rilascio di molecole di ossigeno nell’acqua. L’aumento della superficie ombreggiata permette anche la riduzione del proliferare di alghe, a livello di fondale. La corretta piantumazione è stata contrastata dalla presenza di nocivi, come la nutria (Myocastor coypus), ghiotti di rizomi ma, dove è stato possibile, si è intervenuti ingabbiando le radici in maglie di rete, per preservare lo sviluppo dei germogli.
La risoluzione
Nel caso in cui i parametri fossero diventati critici, si è optato per un rialzo del contenuto di ossigeno disciolto, attraverso l’utilizzo di un arieggiatore meccanico ad immersione, in grado di movimentare l’acqua, nel rispetto dell’ittiofauna. Come già accennato, i valori non sono stati tali da giustificare un intervento di questa natura, tuttavia, nel corso della stagione più calda, abbiamo aumentato la presenza di piante utili all’ossigenazione, in particolare con l’introduzione della lenticchia d’acqua (Lemna minor). Quest’ultima è stata coltivata in un piccolo stagno non comunicante con gli altri e sparsa settimanalmente in tutte le vasche.
Conclusione
Questa esperienza dimostra che la chiave di volta di progetti delicati, legati alla salute delle acque, è data dal binomio monitoraggio e prevenzione. Il vincente modello adottato dall’O.D.V. Oasi delle Cicogne, presso i Quadris di Fagagna, può essere preso quale esempio per luoghi con caratteristiche similari, in aree interessate da analoghe problematiche.
Ilario Brunner
,Oasi dei Quadris: la storia
L’Oasi dei Quadris di Fagagna è un’oasi naturalistica, un luogo adatto ad ospitare svariate specie animali, stanziali e migratorie, in un habitat caratteristico delle zone umide. Il sito Quadri di Fagagna fa parte della rete Natura 2000 ed è preservato dalla UE, per la presenza di specie di valore comunitario.
Per comprendere questo ambiente, dobbiamo analizzarne la storia. Al termine dell’ultima glaciazione, la regressione del ghiacciaio Tilaventino, ha favorito la formazione delle colline moreniche e di ambienti acquitrinosi, come la zona a nord di Fagagna, dove un pH leggermente acido ha permesso la formazione della torba. Quest’ultima venne estratta dal 1700, sino ad esaurimento.
Gli scavi proseguirono con l’argilla, presente nel terreno sottostante, compressa in mattoni e cotta in una fornace, interna all’area. Le buche di estrazione erano di quadrangolari e, dalla loro forma, nacque il toponimo Quadris, che in Friulano significa “quadrati”. A inizi del secolo scorso, le cave vennero abbandonate e furono riempite dall’acqua piovana e dal rio Lini, divenendo un luogo di ritrovo in cui nuotare e pescare.
Intorno al 1960, una parte dei Quadris, sino ad allora di proprietĂ dei conti Asquini, venne venduta al Comune e, per circa due decadi, venne utilizzata come discarica, soprattutto nel post terremoto.
Nei primi anni ’80, l’’Amministrazione comunale acquisì le rimanenti pozze e il dottor Fabio Perco propose e seguì la realizzazione di un’oasi naturalistica, valorizzando gli ambienti umidi e la loro vocazione ad ospitare uccelli migratori. La Pro Loco, l’Associazioni dei cacciatori, la ComunitĂ Collinare, assieme a volontari del luogo diedero origine all’Associazione “Amici dell’Oasi dei Quadris”, la quale gestì la neonata Oasi a partire dal 1989.
Nello stesso anno, sotto la guida di Perco, partì il progetto “Cicogna Bianca”, per la reintroduzione di questo animale autoctono. A oggi, è presente una comunitĂ di circa cento cicogne, di cui settanta stanziali e trenta migranti.
Nel ’92 nacquero i primi esemplari di ibis eremita in cattività , dando notevole visibilità all’Oasi e portando ad un progetto di salvaguardia della specie, sfociato in un programma di imprinting dei nuovi nati. Al moneto, la comunità stabile di ibis conta circa novanta esemplari, che nidificano goni anno, liberi.
Nel 2014, furono portati all’Oasi tre esemplari di cavalli Konik, gli ibridi fecondi dell’estinto Tarpan, il cavallo selvatico europeo. Ad oggi, sono presenti sei soggetti di questa specie, gli unici esistenti in Italia.
L’Associazione “Amici dell’Oasi” ha operato fina al 2022. Negli ultimi anni, essa ha optato per la trasformare dell’area in giardino zoologico, senza però trovare il consenso dell’Amministrazione comunale. Il Comune, nel 2023, ha assegnato, con evidenza pubblica, la gestione del luogo alla “ODV Oasi delle Cicogne”, per cinque anni e in coprogettazione con l’Organo Gestore e con l’amministrazione comunale stessa.
Il ruolo dell’Oasi dei Quadris.
I Quadris sono un ecosistema aperto e dinamico e stanno tornando alla loro funzione di oasi naturalistica. La valorizzazione dell’ habitat umido e della fauna, sia stanziale sia migratoria, diventa oggetto di studio, in numerosi progetti, alcuni dei quali in collaborazione con l’UniversitĂ degli Studi di Udine. L’impronta scientifica, la formazione e la divulgazione sono alla base dell’impegno con cui operano i volontari dell’ ODV “L’Oasi delle Cicogne”.
I principali filoni di intervento sono:
-la gestione dell’acqua: monitorando, analizzando ed intervenendo sulle caratteristiche dei laghetti, con un piano gestionale complesso, si contrastano le problematiche di carattere igienico sanitario, che si sono sviluppate in passato;
-la salvaguardia dell’avifauna: censendo e seguendo le specie presenti, si controlla la dinamicitĂ del sito, con particolare riguardo agli uccelli di interesse comunitario;
– il recupero del territorio: vi è necessitĂ di ripristinare la flora, a partire da quella ripariale, facendo particolare attenzione a piante come l’ontano nero, il salice cinerino, il giunco fiorito, la coda cavallina delle paludi, la veronica acquatica;
-gli insetti xilobionti: gli insetti che vivono nel e del legno, sono fondamentali per il ciclo del carbonio, all’interno di un ecosistema ed è essenziale favorirne il corretto sviluppo e il relativo studio;
-gli insetti pronubi: per ripristinare il cotico erboso, oltre alle semine mirate e agli sfalci contingentati, è necessario puntare sulla colonizzazione degli insetti impollinatori, sia selvatici sia domestici;
-il bilancio CO2: con il censimento della flora locale, si verificherà quanto l’oasi riduca l’impronta antropica nell’area, calcolando quanta CO2 viene stoccata, ogni anno, dalle piante presenti nel sito.
La conoscenza e l’approfondimento di questi ed altri progetti fanno parte di un programma didattico e di divulgazione che risulta essere il volano per l’educazione al rispetto della biodiversità e per una coscienza critica e costruttiva, nei confronti dell’ambiente.
Ilario Brunner